Recensione: Rootsman I – Some Songs

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Ero in fibrillazione all’idea di scaricarmi il nuovo EP di Rootsman I, uno degli artisti italiani che più apprezzo, per l’intensità della voce e per le scelte stilistiche che fa. Quando poi il download è terminato e ho alzato il livello delle casse, ho capito che avevo motivo di fibrillare.

Il ragazzo, che ho avuto la fortuna di conoscere meglio quest’estate, è ormai sulla scena da dieci anni, come solista e come cantante della Train To Roots, e credo che questo ultimo lavoro sia un po’ la dimostrazione della sua crescita musicale.

Già dal primo pezzo, “Dem cyaan”, dub ricco di ritmo e di sentimento, io non riesco a non prendermi bene. Chiudo gli occhi, la testa si muove lentamente a destra e sinistra, e mi immagino l’ebrezza di suonarlo in una sala semibuia con un impianto enorme da far vibrare.
Il chune dopo, “High meditation”, con una base in levare tendente al roots, permette davvero di sentirsi “Irie” e rilassati al solo ascolto.
Il terzo pezzo è una delle hit del disco, “I try”, una combination con Toni San, e mi ricorda tanto il roots romantico, quello un po’ melanconico e pieno di sentimento che si ascolta a fine danza, quando ancora si ha voglia di dondolarsi mentre si torna a casa osservando il sole che sorge.

Continuo l’esplorazione della musica di Michele con “Children”, uno dei brani che più mi incuriosiva sia per il titolo che per il modo in cui inizia, e di nuovo le sonorità deep e dub del pezzo mi conquistano. Il ritornello in particolare, forse anche per la presenza del coro femminile, mi fa impazzire.

Andando avanti trovo “Vampires”, bomba di canzone in cui il ritmo in levare e i bpm a velocità aumentata fanno venire voglia di saltare e ballare all’istante.

A chiudere l’EP c’è un remix di Toni San “Da soul”, altro pezzo new roots, e “Soldier bwoy”, brano decisamente più ritmato e in tipico stile Rootsman I.

Tutto l’album è comunque centrato sull’attualità, ogni canzone tratta temi quali la povertà nel mondo, la precarietà della vita, le difficoltà rispetto al futuro, ma è anche pieno di messaggi positivi e di speranza.

Che dire, non avevo grossi dubbi sulle qualità del nostro, e dopo questo lavoro credo che chiunque mi dia ragione: la voce profonda e chiara, i messaggi esprime, i valori che propone, fanno di Rootsman I una delle personalità di cui abbiamo assolutamente bisogno nella scena odierna, dove spesso ci si dimentica il senso puro dello spingere musica (e cultura) reggae e ci si lascia ingannare dagli effimeri successi che offre Babylon: gwaan bredrin, keep di fyah burnin’.

Panda

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